La storia della Compagnia
Attraverso otto secoli la Compagnia dei Lombardi ha vissuto i momenti più importanti
e quelli più difficili della storia di Bologna, dell'Italia e di tutta l'Europa.
La Compagnia ebbe origine da 50 famiglie fuggite dalla Lombardia in causa delle fazioni Guelfe e Ghibelline e delle barbarie di Federico I Barbarossa. Il Consiglio di Bologna le accolse ed assegnò loro nel 1162 suolo in città per fabbricarvi case, e donò pur terreni nelle valli d’Altedo e di Minerbio per coltivarli. Formarono esse una compagnia militare che serviva a proprie spese sotto le insegne della città, ma ebbero il particolare loro stendardo, che era di color rosso con sopra appostovi l’emblema della Giustizia avente spada nuda in mano. La Compagnia dei Lombardi è sorta a Bologna nel 1170 sul principio di solidarietà tra bolognesi e cittadini provenienti dalla Lombardia, come successe per l’analoga Compagnia dei Toschi che raccoglieva sotto le due torri, numerose famiglie toscane. Nel 1222 questa compagnia concorse a far la guerra contro gli Imolesi, nella quale si distinse in sì particolar modo che gli fu fatto dono delle chiavi di quella città per conservarle nella loro residenza come un trofeo di valore. La Compagnia dei Lombardi si radunava vicino alla basilica di Santo Stefano, ma cedette il luogo ai monaci il primo giugno 1445, come ci viene tramandato da un rogito di Lorenzo del fu Girolamo Cattanei, del seguente tenore:
“La società dei Lombardi aveva qui la sua casa da 300 anni circa, quando l’abbate di Santo Stefano e di S. Bartolomeo di Musiano, D. Giacomo Battagli, desiderò di fabbricare un ospedale dedicato a S. Bono (non Bovo) e chiese agli uomini della detta società questa casa e luogo per costruirlo in volto: alla quale inchiesta condiscesero i Lombardi. Perciò sotto la data del primo giugno 1445, Monte di Zarlottino Mandici massaro, ed altri della predetta compagnia stipularono la cessione di detto stabile all’abbate, per demolirlo e per costruirvi il detto ospedale, mentre l’ abbate si obbligò di costruire sopra le volte dell’ ospedale una sala alta piedi 10, lunga piedi 20 e larga quasi altrettanto, con finestra ecc., e di far costruire una scala di pietra, per montare alla sala predetta, fuori della chiesa di Santo Stefano in luogo comodo e coperto, per le quali cose la società promise pagare all’abbate L. 50 di Bolognini.”
La Compagnia ebbe origine da 50 famiglie fuggite dalla Lombardia in causa delle fazioni Guelfe e Ghibelline e delle barbarie di Federico I Barbarossa. Il Consiglio di Bologna le accolse ed assegnò loro nel 1162 suolo in città per fabbricarvi case, e donò pur terreni nelle valli d’Altedo e di Minerbio per coltivarli. Formarono esse una compagnia militare che serviva a proprie spese sotto le insegne della città, ma ebbero il particolare loro stendardo, che era di color rosso con sopra appostovi l’emblema della Giustizia avente spada nuda in mano. La Compagnia dei Lombardi è sorta a Bologna nel 1170 sul principio di solidarietà tra bolognesi e cittadini provenienti dalla Lombardia, come successe per l’analoga Compagnia dei Toschi che raccoglieva sotto le due torri, numerose famiglie toscane. Nel 1222 questa compagnia concorse a far la guerra contro gli Imolesi, nella quale si distinse in sì particolar modo che gli fu fatto dono delle chiavi di quella città per conservarle nella loro residenza come un trofeo di valore. La Compagnia dei Lombardi si radunava vicino alla basilica di Santo Stefano, ma cedette il luogo ai monaci il primo giugno 1445, come ci viene tramandato da un rogito di Lorenzo del fu Girolamo Cattanei, del seguente tenore:
“La società dei Lombardi aveva qui la sua casa da 300 anni circa, quando l’abbate di Santo Stefano e di S. Bartolomeo di Musiano, D. Giacomo Battagli, desiderò di fabbricare un ospedale dedicato a S. Bono (non Bovo) e chiese agli uomini della detta società questa casa e luogo per costruirlo in volto: alla quale inchiesta condiscesero i Lombardi. Perciò sotto la data del primo giugno 1445, Monte di Zarlottino Mandici massaro, ed altri della predetta compagnia stipularono la cessione di detto stabile all’abbate, per demolirlo e per costruirvi il detto ospedale, mentre l’ abbate si obbligò di costruire sopra le volte dell’ ospedale una sala alta piedi 10, lunga piedi 20 e larga quasi altrettanto, con finestra ecc., e di far costruire una scala di pietra, per montare alla sala predetta, fuori della chiesa di Santo Stefano in luogo comodo e coperto, per le quali cose la società promise pagare all’abbate L. 50 di Bolognini.”
Con il passare dei secoli e col declino delle compagnie d’armi a metà del ‘300, la Compagnia dei Lombardi, divenne sempre più un’istituzione bolognese, conservando un ruolo politico grazie alle importanti famiglie che ambivano a farne parte. Nel secolo XV, con l’avvento della signoria dei Bentivoglio, la Compagnia subì l’unico tentativo in tutta la sua storia, di mutare la sua fisionomia mediante l’unione alla confraternita di S. Maria degli Angeli che deteneva la gestione dell’Ospedale S. Procolo o dei Bastardini. Con il declino della signoria, la Compagnia nel 1506 riacquisì la sua natura originaria ristabilendo la sua antica sede presso la Chiesa di S. Stefano e riacquistando la sua dimensione di sodalizio familiare e laicale, dalla storica tradizione e senza alcuna connotazione di confraternita. Successivamente nei secoli XVI-XVIII la Compagnia consolidò una personalità aristocratica che le permise di scampare anche alla soppressione napoleonica delle corporazioni religiose del 1797, pur non diventando mai tale in senso stretto. Oggi, dopo otto secoli di storia, la Compagnia dei Lombardi continua a radunarsi annualmente nella sua storica sede di Via Santa 1 a Bologna, per nominare il Massaro e gli Uffiziali, alla presenza dei militi, seguendo strettamente le indicazioni dello Statuto come segno di continuità della tradizione e della solidarietà su cui questa antichissima e nobilissima compagnia ha fondato da sempre la sua identità.
“Alla guisa delle altre compagnie, troviamo un’assemblea detta congregazione, altre volte corpo o corporale; ma nessuna rubrica degli statuti ne regola la formazione e le deliberazioni. E’ nondimeno da credersi che tutti i soci di maggiore età ne facessero parte; difatti è espressamente ordinato che al tempo delle elezioni ogni uomo della Società sia invitato da appositi messi ad intervenire alla congregazione. Le deliberazioni si prendevano a maggioranza di voti, ma in certi casi, come vendite o mutui il partito doveva ottenere l’approvazione dei due terzi non già dei presenti, ma dei soci. I voti si davano a fave bianche e nere, come era costume a Bologna, ed abbiamo veduto già in qual modo l’ordine della discussione fosse regolato: gli ufficiali chiedevano il parere di questi o quegli, ed i soci non avevano diritto di parlare, o concionare, come dice lo statuto che una volta; anzi v’ha di più, solamente quattro potevano tener discorso intorno al partito da prendersi, e gli altri dovevano per sorgere averne licenza dagli ufficiali. Puniti erano i motti ingiuriosi, le grida, lo schiamazzo; proibito ai soci di sedersi nella “banca” degli ufficiali. Tale assemblea così composta nominava i magistrati della Compagnia, i quali a loro volta componevano l’assemblea. Questo metodo di reciproca elezione è la qualità distintiva degl’istituti dei mezzi tempi, ed era introdotto al fine di una scambievole invigilanza tra gli elettori e gli eletti”.
estratto dal libro “La Compagnia dei lombardi in Bologna. VIII centenario” di Riccardo Bacchelli, Girolamo Arnaldi, Nerio Malvezzi, Mario Fanti, Wanda Bergamini (1970).
“Fra le molte compagnie di arti e di armi, che già fiorirono nella città di Bologna, rinomata per le numerose corporazioni, una sola tuttodì permane: la quale, retta ancora da antichi ordinamenti, è un venerabile avanzo degl’istituti del Medio Evo. E perchè col seguir delle vicende le cose si mutano, essa, sebbene antica società di armi, vive oggi in perfetta pace; anzi a tale sua pacifica indole, o forse meglio al piccolo censo va debitrice di sua conservazione. Però un tempo il nome di questa compagnia, detta dei Lombardi, alto suonò nelle storie cittadine, ed il suo vessillo condusse forti guerrieri alla battaglia; laonde la passata fama e la vita presente allettano a riandarne le memorie. […] La Compagnia dei Lombardi è nominata dal Savioli, la prima tra quelle di armi, come la più antica. Nel tempo che essa qui sorse ferveva in Lombardia la guerra tra Federico Barbarossa e i comuni, avvenivano grandi uccisioni di uomini e rovine non pure di castella, ma di città; laonde Bologna, partecipe della lega lombarda, accolse e ricoverò molti poveri alleati che fuggivano le devastate loro terre, e li costituì in società, dando generoso esempio di fratellanza coi vinti, cosa pericolosa sempre, ma più allora”.
estratto dal libro “Memorie della Compagnia dei Lombardi della città di Bologna – Studi e Ricerche di Nerio Malvezzi” (1880)
“La Compagnia ha sempre goduto di un fascino particolare oltre che per la sua ininterrotta continuità di otto secoli anche per la sua singolare denominazione di “Antichissima e Nobilissima”. Il primo appellativo le fu attribuito in quanto è stata una delle prime compagnie d’armi sorte a Bologna le cui origini risalgono al secolo XII. Il secondo di “Nobilissima” in quanto dal secolo XVI tutte le famiglie che la componevano erano tra le più civili e nobili della città. La fama della Compagnia si era già affermata nei secoli precedenti con le sue numerose gesta militari: una testimonianza di molta stima la ricevette nel 1271. In quel tempo Bologna, dopo una lunga lotta, vinse i veneziani alla foce del Po di Primano per la libertà dei mari e le spese belliche furono tali da mettere in difficoltà le casse dell’erario. Le inimicizie tra Geremei e Lambertazzi si acuirono. Per sedare le fazioni, mettere ordine e porre fine a questa caotica situazione, fu istituito il “Magistrato della Pace” composto da tre uomini “di ottima vita e savi”. Questo a sua volta costituì una compagnia militare denominata “della Giustizia” formata radunando insieme gli uomini di tre compagnie d’armi già esistenti: dei Lombardi, del Grifone e della Branca”.
estratto dal libro “La Compagnia dei Lombardi – Contributi per una storia di otto secoli” A.A.V.V. (1992)
La storia della Compagnia
Attraverso otto secoli la Compagnia dei Lombardi ha vissuto i momenti più importanti
e quelli più difficili della storia di Bologna, dell'Italia e di tutta l'Europa.
La Compagnia ebbe origine da 50 famiglie fuggite dalla Lombardia in causa delle fazioni Guelfe e Ghibelline e delle barbarie di Federico I Barbarossa. Il Consiglio di Bologna le accolse ed assegnò loro nel 1162 suolo in città per fabbricarvi case, e donò pur terreni nelle valli d’Altedo e di Minerbio per coltivarli. Formarono esse una compagnia militare che serviva a proprie spese sotto le insegne della città, ma ebbero il particolare loro stendardo, che era di color rosso con sopra appostovi l’emblema della Giustizia avente spada nuda in mano. La Compagnia dei Lombardi è sorta a Bologna nel 1170 sul principio di solidarietà tra bolognesi e cittadini provenienti dalla Lombardia, come successe per l’analoga Compagnia dei Toschi che raccoglieva sotto le due torri, numerose famiglie toscane. Nel 1222 questa compagnia concorse a far la guerra contro gli Imolesi, nella quale si distinse in sì particolar modo che gli fu fatto dono delle chiavi di quella città per conservarle nella loro residenza come un trofeo di valore. La Compagnia dei Lombardi si radunava vicino alla basilica di Santo Stefano, ma cedette il luogo ai monaci il primo giugno 1445, come ci viene tramandato da un rogito di Lorenzo del fu Girolamo Cattanei, del seguente tenore:
“La società dei Lombardi aveva qui la sua casa da 300 anni circa, quando l’abbate di Santo Stefano e di S. Bartolomeo di Musiano, D. Giacomo Battagli, desiderò di fabbricare un ospedale dedicato a S. Bono (non Bovo) e chiese agli uomini della detta società questa casa e luogo per costruirlo in volto: alla quale inchiesta condiscesero i Lombardi. Perciò sotto la data del primo giugno 1445, Monte di Zarlottino Mandici massaro, ed altri della predetta compagnia stipularono la cessione di detto stabile all’abbate, per demolirlo e per costruirvi il detto ospedale, mentre l’ abbate si obbligò di costruire sopra le volte dell’ ospedale una sala alta piedi 10, lunga piedi 20 e larga quasi altrettanto, con finestra ecc., e di far costruire una scala di pietra, per montare alla sala predetta, fuori della chiesa di Santo Stefano in luogo comodo e coperto, per le quali cose la società promise pagare all’abbate L. 50 di Bolognini.”
La Compagnia ebbe origine da 50 famiglie fuggite dalla Lombardia in causa delle fazioni Guelfe e Ghibelline e delle barbarie di Federico I Barbarossa. Il Consiglio di Bologna le accolse ed assegnò loro nel 1162 suolo in città per fabbricarvi case, e donò pur terreni nelle valli d’Altedo e di Minerbio per coltivarli. Formarono esse una compagnia militare che serviva a proprie spese sotto le insegne della città, ma ebbero il particolare loro stendardo, che era di color rosso con sopra appostovi l’emblema della Giustizia avente spada nuda in mano. La Compagnia dei Lombardi è sorta a Bologna nel 1170 sul principio di solidarietà tra bolognesi e cittadini provenienti dalla Lombardia, come successe per l’analoga Compagnia dei Toschi che raccoglieva sotto le due torri, numerose famiglie toscane. Nel 1222 questa compagnia concorse a far la guerra contro gli Imolesi, nella quale si distinse in sì particolar modo che gli fu fatto dono delle chiavi di quella città per conservarle nella loro residenza come un trofeo di valore. La Compagnia dei Lombardi si radunava vicino alla basilica di Santo Stefano, ma cedette il luogo ai monaci il primo giugno 1445, come ci viene tramandato da un rogito di Lorenzo del fu Girolamo Cattanei, del seguente tenore:
“La società dei Lombardi aveva qui la sua casa da 300 anni circa, quando l’abbate di Santo Stefano e di S. Bartolomeo di Musiano, D. Giacomo Battagli, desiderò di fabbricare un ospedale dedicato a S. Bono (non Bovo) e chiese agli uomini della detta società questa casa e luogo per costruirlo in volto: alla quale inchiesta condiscesero i Lombardi. Perciò sotto la data del primo giugno 1445, Monte di Zarlottino Mandici massaro, ed altri della predetta compagnia stipularono la cessione di detto stabile all’abbate, per demolirlo e per costruirvi il detto ospedale, mentre l’ abbate si obbligò di costruire sopra le volte dell’ ospedale una sala alta piedi 10, lunga piedi 20 e larga quasi altrettanto, con finestra ecc., e di far costruire una scala di pietra, per montare alla sala predetta, fuori della chiesa di Santo Stefano in luogo comodo e coperto, per le quali cose la società promise pagare all’abbate L. 50 di Bolognini.”
Con il passare dei secoli e col declino delle compagnie d’armi a metà del ‘300, la Compagnia dei Lombardi, divenne sempre più un’istituzione bolognese, conservando un ruolo politico grazie alle importanti famiglie che ambivano a farne parte. Nel secolo XV, con l’avvento della signoria dei Bentivoglio, la Compagnia subì l’unico tentativo in tutta la sua storia, di mutare la sua fisionomia mediante l’unione alla confraternita di S. Maria degli Angeli che deteneva la gestione dell’Ospedale S. Procolo o dei Bastardini. Con il declino della signoria, la Compagnia nel 1506 riacquisì la sua natura originaria ristabilendo la sua antica sede presso la Chiesa di S. Stefano e riacquistando la sua dimensione di sodalizio familiare e laicale, dalla storica tradizione e senza alcuna connotazione di confraternita. Successivamente nei secoli XVI-XVIII la Compagnia consolidò una personalità aristocratica che le permise di scampare anche alla soppressione napoleonica delle corporazioni religiose del 1797, pur non diventando mai tale in senso stretto. Oggi, dopo otto secoli di storia, la Compagnia dei Lombardi continua a radunarsi annualmente nella sua storica sede di Via Santa 1 a Bologna, per nominare il Massaro e gli Uffiziali, alla presenza dei militi, seguendo strettamente le indicazioni dello Statuto come segno di continuità della tradizione e della solidarietà su cui questa antichissima e nobilissima compagnia ha fondato da sempre la sua identità.
“Alla guisa delle altre compagnie, troviamo un’assemblea detta congregazione, altre volte corpo o corporale; ma nessuna rubrica degli statuti ne regola la formazione e le deliberazioni. E’ nondimeno da credersi che tutti i soci di maggiore età ne facessero parte; difatti è espressamente ordinato che al tempo delle elezioni ogni uomo della Società sia invitato da appositi messi ad intervenire alla congregazione. Le deliberazioni si prendevano a maggioranza di voti, ma in certi casi, come vendite o mutui il partito doveva ottenere l’approvazione dei due terzi non già dei presenti, ma dei soci. I voti si davano a fave bianche e nere, come era costume a Bologna, ed abbiamo veduto già in qual modo l’ordine della discussione fosse regolato: gli ufficiali chiedevano il parere di questi o quegli, ed i soci non avevano diritto di parlare, o concionare, come dice lo statuto che una volta; anzi v’ha di più, solamente quattro potevano tener discorso intorno al partito da prendersi, e gli altri dovevano per sorgere averne licenza dagli ufficiali. Puniti erano i motti ingiuriosi, le grida, lo schiamazzo; proibito ai soci di sedersi nella “banca” degli ufficiali. Tale assemblea così composta nominava i magistrati della Compagnia, i quali a loro volta componevano l’assemblea. Questo metodo di reciproca elezione è la qualità distintiva degl’istituti dei mezzi tempi, ed era introdotto al fine di una scambievole invigilanza tra gli elettori e gli eletti”.
estratto dal libro “La Compagnia dei lombardi in Bologna. VIII centenario” di Riccardo Bacchelli, Girolamo Arnaldi, Nerio Malvezzi, Mario Fanti, Wanda Bergamini (1970).
“Fra le molte compagnie di arti e di armi, che già fiorirono nella città di Bologna, rinomata per le numerose corporazioni, una sola tuttodì permane: la quale, retta ancora da antichi ordinamenti, è un venerabile avanzo degl’istituti del Medio Evo. E perchè col seguir delle vicende le cose si mutano, essa, sebbene antica società di armi, vive oggi in perfetta pace; anzi a tale sua pacifica indole, o forse meglio al piccolo censo va debitrice di sua conservazione. Però un tempo il nome di questa compagnia, detta dei Lombardi, alto suonò nelle storie cittadine, ed il suo vessillo condusse forti guerrieri alla battaglia; laonde la passata fama e la vita presente allettano a riandarne le memorie. […] La Compagnia dei Lombardi è nominata dal Savioli, la prima tra quelle di armi, come la più antica. Nel tempo che essa qui sorse ferveva in Lombardia la guerra tra Federico Barbarossa e i comuni, avvenivano grandi uccisioni di uomini e rovine non pure di castella, ma di città; laonde Bologna, partecipe della lega lombarda, accolse e ricoverò molti poveri alleati che fuggivano le devastate loro terre, e li costituì in società, dando generoso esempio di fratellanza coi vinti, cosa pericolosa sempre, ma più allora”.
estratto dal libro “Memorie della Compagnia dei Lombardi della città di Bologna – Studi e Ricerche di Nerio Malvezzi” (1880)
“La Compagnia ha sempre goduto di un fascino particolare oltre che per la sua ininterrotta continuità di otto secoli anche per la sua singolare denominazione di “Antichissima e Nobilissima”. Il primo appellativo le fu attribuito in quanto è stata una delle prime compagnie d’armi sorte a Bologna le cui origini risalgono al secolo XII. Il secondo di “Nobilissima” in quanto dal secolo XVI tutte le famiglie che la componevano erano tra le più civili e nobili della città. La fama della Compagnia si era già affermata nei secoli precedenti con le sue numerose gesta militari: una testimonianza di molta stima la ricevette nel 1271. In quel tempo Bologna, dopo una lunga lotta, vinse i veneziani alla foce del Po di Primano per la libertà dei mari e le spese belliche furono tali da mettere in difficoltà le casse dell’erario. Le inimicizie tra Geremei e Lambertazzi si acuirono. Per sedare le fazioni, mettere ordine e porre fine a questa caotica situazione, fu istituito il “Magistrato della Pace” composto da tre uomini “di ottima vita e savi”. Questo a sua volta costituì una compagnia militare denominata “della Giustizia” formata radunando insieme gli uomini di tre compagnie d’armi già esistenti: dei Lombardi, del Grifone e della Branca”.
estratto dal libro “La Compagnia dei Lombardi – Contributi per una storia di otto secoli” A.A.V.V. (1992)